I Fabbri di Rovigo, i fratelli Zamperla, i Moser di Ostiglia. Gente che ce la fa a tirare avanti, addirittura ad esportare nel mondo. Chi più chi meno vengono tutti dalla stessa storia, antenati nel circo o nell’opaco mondo delle attrazioni da fiera. Poi, verso l’inizio dei 60 succede qualcosa, le strade del circo e quella del Luna Park si separano.
Nascono i primi Luna Park permanenti o le aree attrezzate destinatate alle giostre: l’Idroscalo, il Luneur a Roma, la foce del Bisagno a Genova, i lunapark balneari a Rimini, Giulianova, Lignano. Famiglie che avevano iniziato con le giostre a catene,i meglio noti Calcinculo, si ritrovano a possedere, gestire o partecipare a parchi con 50, 60 attrazioni. Storie decennali di specializzazioni, come quella dei Pittaluga, orgogliosi d’aver importato le prime piste di autoscontri dalla Francia, al finire degli anni 50 e di non aver mai smesso di occuparsi esclusivamente di questo fino ai giorni nostri. Una storia comune a molti e relativamente breve: l’esplosivo successo nei 60, l’affermazione nei 70, gli anni d’oro durante gli 80 e poi l’inesorabile, progressivo e inarrestabile declino dei Luna Park che prosegue da venti anni.
Proprio a cavallo tra gli anni 70 e gli 80 avviene la gemmazione più interessante, quella che si vuole raccontare nel documentario. Le attrazioni dovevano diversificarsi dal semplice cancinculo e dalla pista d’autoscontro, dovevano comunque mantenere le caratteristiche modulari che avrebbero permesso di trasportarle e dovevano stupire facendo leggendariamente parlare di se’. E’ la fiammata di un’artigialità ingegneristica che diventa il presupposto dell’ineguagliato culmine delle giostre anni 80.
Quello che in inglese viene definito adults rides o major rides per distinguerlo da rollercoaster o da giostre per bambini: il Galeone, il Twister, i Top flip, i Tagadà, i Ranger, i Jamaica.
Qualcuno li ha progettati, costruiti, decorati, venduti.
Ed ecco un paio di storie inaspettate. La costruzione delle giostre, in modo paradossale rispetto all’utilizzo nomade, è una tradizione locale di alcune famiglie storiche ben arroccate nei loro paesi, da decenni. Le province di Mantova e Rovigo, quella di Modena, quella di Trento.
L’altra storia è quella della vicenda commerciale di queste aziende, di come e perchè alcune di loro continuino a produrre Tagadà e a venderli.
Che i Luna Park siano un divertimento demodé è malinconicamente evidente da 15 anni, così come è evidente che un tir che trasporta un galeone di piazza (d’armi) in piazza (d’armi) sia un’altra cosa rispetto ad Eurodisney Paris.
Raccontare la storia dei costruttori italiani di giostre è uno dei modi più sintetico e diretto per raccontare l’ascesa e il declino dei Luna Park in Italia attraverso lo sguardo su uno dei suoi panorami più segreti.