Senescenza, ad oggi, è una doppia raccolta di appunti per un futuro cortometraggio in animazione e tecnica mista di Alvise Renzini. Da una parte un soggetto di onirica fantascienza,, dall’altra una collezione di immagini e di tavole impaginate (il tumbr).
SENESCENZA: IL SOGGETTO
SINOSSI
Senescenza vuole essere un film confuso, frammentario, oscuro.
Un film fatto di fantascienza, religione e demenza senile.
Una anziana signora affetta da Alzheimer vive con il figlio il crepuscolo della sua esistenza.
Presto, quella che apparentemente sembra una comune esperienza penosa confinata tra le mura domestiche si trasforma in un allucinante viaggio interstellare.
Il decadimento fisico e mentale della signora è una metamorfosi che trascende lo spazio tempo.
Il buio della sua mente è squarciato da visioni. L’oblio diventa Rivelazione.
La signora è una incarnazione della Divinità: un Messia demente portatore di messaggi corrotti e solipsisti.
L’incarnazione di un Dio alienato annunciatore di una religione non umana che ha per dogmi le rovine della sua mente.
La Signora/Dio compie ripetuti pellegrinaggi su un pianeta extrasolare.
Una sorta di pianeta originario ricoperto di melme tiepide e solforose.
Raccoglie campioni di primitive forme di vita. Predica ai batteri.
Forse è da questo lontano pianeta che Dio vuole ricominciare la sua Opera.
Nell’appartamento della Signora/Dio una fessura sul muro, una fessura errante, mutevole, sfuggevole, forse immaginaria, conduce direttamente al pianeta extrasolare.
Unica prova della sua esistenza, è l’assenza della Signora in alcuni momenti della giornata.
Questa la spiegazione, la certezza che si fa strada tra le uniche frequentazioni della Signora/Dio:
un gruppo di preghiera.
Si tratta di una comunità estremamente disgregata composta da individui per lo più disturbati agiti da pensieri paranoici.
Gente senza alcun controllo di se.
Eccoli:
https://www.madonnadelsangue.it/gallery.html
Essi testimoniano.
La presenza della Signora/Dio nel fragile gruppo produce l’insorgere di forme di fanatismo.
Pratiche magico-religiose, rituali ossessivo-compulsivi, esperienze oniroidi.
Alcuni erigono cataste totemiche di mobili attorno alle quali si esibiscono in penosi abbozzi di passi di danza, in tentativi di preghiere, di canti.
Comportamenti frammentati da conati di vomito e orinamenti.
Rituali grotteschi senza senso.
Senza avvenire.
Il figlio come il profeta di una aberrante religione da pianerottolo cerca di dare un significato umano a queste Epifanie.
Un’ermeneuta del delirio che cerca di unire questa comunità in un rituale minimo, un briciolo di Eucarestia.
Vorrebbe portare tutto il gruppo di preghiera sul nuovo pianeta.
Stabilire un ultimo disperato Patto con il suo Dio-Madre in fuga.
Fallirà.
TRATTI PSICOLOGICI DI ALCUNI PERSONAGGI
Una insegnante di media età vive isolata, pian piano diventa un po’ stramba, parla da sola, si costruisce credenze e abitudini religiose personali. La morte dell’unica sorella e la progressiva coscienza del fallimento della sua vita le fanno sorgere la convinzione di essere danneggiata dai vicini mediante pratiche magiche. In questa convinzione ella riesce a dare un senso al proprio disorientamento e alla propria angoscia.
Per difendersi preconizza l’evangelizzazione del pianeta extrasolare illustrando santini.
Una operaia logorata da anni di lavoro in una fabbrica tessile e da un matrimonio infelice non è capace di rendersi conto delle cause storiche e politiche della propria oppressione, né può reagire: ricoverata in sanatorio per una forma tubercolare si isola in se stessa, viene isolata dai familiari, e sviluppa una ribellione oscura, un rifiuto che la colpevolizza e che si incentra nella convinzione di essere considerata una puttana e di essere perseguitata per questo motivo.
Confeziona all’uncinetto centrini mandalici. Ideogrammi incomprensibili di misteriose rotte spaziali, modelli matematici di galassie
Un adolescente non può prevedere il comportamento dei propri genitori, non riesce a rapportarsi ad altri, non si sente accettato, non sa chi è lui stesso, vive terribilmente solo in un mondo di messaggi contraddittori e di simboli non bene interpretabili: si rende conto allora improvvisamente che il mondo, le cose, le case, sono cifrati, finti, che egli è solo una marionetta in mano ad altre persone; non possiede il mondo, e non possiede se stesso: i suoi stessi pensieri non sono suoi, gli vengono imposti o gli vengono rubati. In questo caso lo strutturarsi del delirio è un tentativo di capire la destrutturazione, la invalidazione e la violenza psicologica che egli subisce e ha subito nei suoi rapporti interpersonali.
Un misterioso asteroide tormenta i suoi sogni.
Un asteroide lanciato attraverso gli spazi cosmici a velocità supersonica diretto su di lui.
Un giovane infermiere, timido e sessualmente insicuro, entra per la prima volta a lavorare in un reparto ospedaliero dove vige un clima autoritario e dove egli è costretto – come tutti mi nuovi venuti – a fare i lavori più umili e umilianti; le sue proposte e le sue proteste – intelligenti e giuste – vengono annullate dalla indifferenza, e dal tentativo sistematico da parte degli anziani di dimostrare che ciò che dice non vale nulla. Egli non capisce il perché di tutto questo. Improvvisamente crede di essere considerato omosessuale e si convince che gli altri gli leggano il pensiero.
Una madre è molto legata al figlio quattordicenne, è certa di capirne perfettamente la psicologia, talora ha quasi l’impressione di riuscire a leggere nella sua mente. Il figlio (per sua fortuna molto sicuro di sé ed equilibrato) comincia a rendersi autonomo e ad avere un proprio spazio di vita fuori dalla famiglia. La madre non riesce a capire né ad accettare questo fatto e si convince man mano che il ragazzo viene “drogato” a sua insaputa: solo questa certezza le spiega come mai egli non è più – come una volta – “trasparente” nei suoi confronti.
Un ragioniere, depresso grave, vive in un abisso di sofferenza, di colpa, di totale sfiducia i se stesso e nel futuro. Le sue idee deliranti di colpa (“sono la rovina della mia famiglia, sono la rovina del mondo”), di rovina (“moriamo di fame, tutto è perduto”) e di negazione (“tutto è morto, io sono morto dentro di me”), non sono altro che la descrizione della realtà del suo mondo, la sistemazione immaginaria esacerbata e unilaterale di una esperienza soggettiva di indegnità e di condanna senza dialettica, senza alternative visibili, e senza più rapporti col mondo sociale.
Trasforma i suoi conti in una cripto Kabala dei consumi, una sorta di Sephirah fatta con le bollette.
L’ospite a vita di un manicomio, distrutto dalla istituzione, ricostruisce una propria immagine di sé e una figura sociale chiudendosi nel sogno di speciali privilegi: nei lunghi anni di isolamento, di vuoto e di miseria asiliare si difende con una dignità che cerca le sue ragioni altrove, e fabbrica onori inesistenti che sono un baluardo alla disgregazione della sua mente.