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Vi arrivò una pragmatica presenza anglosassone, traffici e cultura francese, vi giunse il giacobinismo e la massoneria ma l’illuminismo non arrivò mai in Sicilia.
Questa non è patria di Ragione.

Tra seicento e settecento, al pari del giardino di Bomarzo e di villa Lante a Bagnaia, un’aristocrazia metaforica e alchemica disegna a villa Palagonia una sequenza di soggetti, essi stessi amuleto, rito magico, incantamento. Sogni da negromanti.

La villa è una metafora del Paradiso o un capriccio dedicato allo svago e al riposo, una scenografia per ricevimenti?

La villa è altro da tutto, è un film.
Uno spazio chiuso, la follia solipsista del suo Creatore: il principe di Palagonia Ferdinando Francesco II.

La villa è un ingresso dell’Inferno, popolata di statue bizzarre, giardino di piante umane pietrificate?

Un carnevale di anime dannate, un carosello di calcareniti in forma di:
“mendicanti dei due sessi, spagnuoli e spagnuole, mori, turchi, gobbi, deformi di tutti i generi, nani, musicanti, pulcinella, soldati vestiti all’antica, dei e dee, costumi francesi antichi, soldati con giberne e uose, esseri mitologici con aggiunte comiche (…) Bestie: parti isolate delle stesse, cavalli con mani d’uomo, corpi umani con teste equine, scimmie deformi, numerosi draghi e serpenti, zampe svariatissime e figure di ogni genere, sdoppiamenti e scambi di teste. Vasi: tutte le varietà di mostri e di cartocci che terminano in pance di vasi e piedistalli. Immaginate tali figure a bizzeffe, senza senso e senza ragione, messe assieme senza scelta né discernimento, immaginate questi zoccoli e piedistalli e deformità allineate a perdita d’occhio: e proverete il penoso sentimento che opprime chi si trova a passare sotto le verghe da questa follia. (…) Ma l’assurdità di una mente priva di gusto si rivela al massimo grado nel fatto che i cornicioni delle costruzioni minori sono sghembi, pendono a destra o a sinistra, così che il senso dell’orizzontale o della verticale, che insomma ci fa uomini ed è fondamento di ogni euritmia, riesce tormentato e torturato in noi. E anche questi tetti sono popolati e decorati di idre di piccoli busti e di orchestre di scimmie ed altre dabbenaggini.»
Johann Wolfgang von Goethe

Un tempo le statue erano più di 200. Oggi ne sopravvivono 62. Viceversa, estinta la famiglia dei principi di Palagonia, la villa fu acquistata nel 1885 dalla famiglia Castronovo, che oggi conta ben 46 eredi.
Cercheremo di intervistarli tutti? Forse sì, per scoprire cosa accadrà quando i vivi saranno più numerosi dei morti.

Quale inizio migliore per un film che vuole essere assolutamente palagonico?
Sapete dove porta questa strada?
Abbiate la curiosità di avventurarvi in queste pagine e capirete.

Ingresso: villa Palagonia  MDN

Vi arrivò una pragmatica presenza anglosassone, traffici e cultura francese, vi giunse il giacobinismo e la massoneria ma l’illuminismo non arrivò mai in Sicilia.
Questa non è patria di Ragione.

Tra seicento e settecento, al pari del giardino di Bomarzo e di villa Lante a Bagnaia, un’aristocrazia metaforica e alchemica disegna a villa Palagonia una sequenza di soggetti, essi stessi amuleto, rito magico, incantamento. Sogni da negromanti.

La villa è una metafora del Paradiso o un capriccio dedicato allo svago e al riposo, una scenografia per ricevimenti?

La villa è altro da tutto, è un film.
Uno spazio chiuso, la follia solipsista del suo Creatore: il principe di Palagonia Ferdinando Francesco II.

La villa è un ingresso dell’Inferno, popolata di statue bizzarre, giardino di piante umane pietrificate?

Un carnevale di anime dannate, un carosello di calcareniti in forma di:
“mendicanti dei due sessi, spagnuoli e spagnuole, mori, turchi, gobbi, deformi di tutti i generi, nani, musicanti, pulcinella, soldati vestiti all’antica, dei e dee, costumi francesi antichi, soldati con giberne e uose, esseri mitologici con aggiunte comiche (…) Bestie: parti isolate delle stesse, cavalli con mani d’uomo, corpi umani con teste equine, scimmie deformi, numerosi draghi e serpenti, zampe svariatissime e figure di ogni genere, sdoppiamenti e scambi di teste. Vasi: tutte le varietà di mostri e di cartocci che terminano in pance di vasi e piedistalli. Immaginate tali figure a bizzeffe, senza senso e senza ragione, messe assieme senza scelta né discernimento, immaginate questi zoccoli e piedistalli e deformità allineate a perdita d’occhio: e proverete il penoso sentimento che opprime chi si trova a passare sotto le verghe da questa follia. (…) Ma l’assurdità di una mente priva di gusto si rivela al massimo grado nel fatto che i cornicioni delle costruzioni minori sono sghembi, pendono a destra o a sinistra, così che il senso dell’orizzontale o della verticale, che insomma ci fa uomini ed è fondamento di ogni euritmia, riesce tormentato e torturato in noi. E anche questi tetti sono popolati e decorati di idre di piccoli busti e di orchestre di scimmie ed altre dabbenaggini.»
Johann Wolfgang von Goethe

Un tempo le statue erano più di 200. Oggi ne sopravvivono 62. Viceversa, estinta la famiglia dei principi di Palagonia, la villa fu acquistata nel 1885 dalla famiglia Castronovo, che oggi conta ben 46 eredi.
Cercheremo di intervistarli tutti? Forse sì, per scoprire cosa accadrà quando i vivi saranno più numerosi dei morti.

Quale inizio migliore per un film che vuole essere assolutamente palagonico?
Sapete dove porta questa strada?
Abbiate la curiosità di avventurarvi in queste pagine e capirete.