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fune
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La camera si solleva dalla bara; inquadra, elevandosi, l’intero corteo funebre e infine volge l’obiettivo al cielo. Riprese come queste, realizzate con un drone, potrebbero diventare sempre più richieste tra le offerte commerciali delle onoranze funebri.

Lo verificheremo alla prossima edizione di Tanerexpo, la manifestazione fieristica di Palermo (dal 26 al 29 febbraio) che riunisce le novità e lo stato dell’arte delle esequie in Sicilia. Qui è possibile conoscere le nuove corrispondenze d’amorosi sensi, inclusi i webetery, futuri mausolei digitali.

Per chi ama i funerali morire in Sicilia è un’autentica fortuna ma un autentica fortuna è quel che un funerale siciliano può costare ai parenti: Palermo, ci dicono le statistiche, è la capitale del funerale più costoso d’Italia.

Recita il detto: chi vive paga chi muore giace.

È un pensiero non troppo distante dalle iscrizioni funebri rivolte ai Mani dei sepolcri latini allineati sulla via Appia:
Da vivo fu prodigo e generoso da morto si riprese tutto con gli interessi, si pagò con i nostri debiti eterna memoria

A Palermo si fa in fretta a indebitarsi per un funerale full-luxury:

Servizio di tanatocosmesi
Carrozza barocca in faggio laccato di nero con tiro a sei di cavalli lipsiani
Cofano funebre in massello di quercia con passamanerie in bronzo cesellato e decorazioni aerografate a richiesta
Moccoli in cera da un metro e settanta
Cuscino e corone funebri di calle, gigli, gladioli, gerbere e crisantemi
Santa messa da requiem con inni cantati
Manifesti funebri e partecipazioni realizzati da un mastro linotipista
Banda funebre di accompagnamento con repertorio di Albinoni, Gounod e Grieg
Marmi e graniti per la lapidaria
Statuaria funebre e messa a dimora di un salice dalla Corea
Diamantificazione delle ceneri del defunto

Anche a Catania le onoranze funebri sono un business assai serio. Nelle vie che si riversano in Via Garibaldi si concentrano surrealmente 7 agenzie:
Maria Ragonese, Franco Ragonese, Giovanni e Carmelo La Torre, D’Emanuele, De Simone, Politano e San Marco. Convivono fianco a fianco da più di cinquanta anni.

Ma da pochi decenni non è più possibile richiedere servizi arcaici: il pianto a pagamento di donne addolorate: le prefiche, le reputartici, le chiagnimurti.
Chianciti, patri! Ripitati figghi! Vistitivi di nìuri gramagghiazzi. Fineru, ohimé, li gioj e li sgattigghi. E fineru li spranzi e li sullazzi.”

Una volta che il lutto entra in una casa è difficile farlo uscire. Alla porta appaiono i larari e i butsudan per gli antenati, gli specchi vengono alluttati, la facciata di casa nzigata. Il giorno dei morti i defunti fanno apparire regali e dolcetti per i bimbi. L’unico modo, almeno ad Augusta, di farli uscire di casa è a secchiate, la vigilia di Ferragosto, per raffrescare le anime, urlando “paraisu affriscu”, refrìgerati paradiso.

Tra i maestosi cimiteri siciliani, metropoli in cui ogni stile è ammesso, dallo ziggurat assirobabilonese al condominio brutalista, spicca per forma urbis quello di Enna, un cimitero grande quanto un paese, a sviluppo verticale, su una collina assolata, un angolo di Sicilia in cui si campa meglio da morti.
Qui il defunto gode di fiori e canti, qui sono stati portati in spalla, in carrozza, in Porsche. Diceva ancora un trapassato latino della via Appia: “Non mi accadrà più di garantire un pagamento rateale, usufruisco per sempre di un alloggio gratuito; tanto più avidamente bevo nel mio sepolcro dato che qui dovrò dormire, restare per sempre“.

Anche qua però può arrivare l’estremo oltraggio, l’esumazione forzata, lo sfratto.
Fu quindi lungimirante il desiderio di imbalsamazione dell’aristocrazia siciliana, imbellettata per sempre nelle cripte di Savoca, Piraino, Santa Lucia del Mela, Novara di Sicilia e Militello.
Hanno fatto più mummie i cappuccini di Palermo in trecento anni che gli Egizi in tremila.

Onoranze funebri  MDN

La camera si solleva dalla bara; inquadra, elevandosi, l’intero corteo funebre e infine volge l’obiettivo al cielo. Riprese come queste, realizzate con un drone, potrebbero diventare sempre più richieste tra le offerte commerciali delle onoranze funebri.

Lo verificheremo alla prossima edizione di Tanerexpo, la manifestazione fieristica di Palermo (dal 26 al 29 febbraio) che riunisce le novità e lo stato dell’arte delle esequie in Sicilia. Qui è possibile conoscere le nuove corrispondenze d’amorosi sensi, inclusi i webetery, futuri mausolei digitali.

Per chi ama i funerali morire in Sicilia è un’autentica fortuna ma un autentica fortuna è quel che un funerale siciliano può costare ai parenti: Palermo, ci dicono le statistiche, è la capitale del funerale più costoso d’Italia.

Recita il detto: chi vive paga chi muore giace.

È un pensiero non troppo distante dalle iscrizioni funebri rivolte ai Mani dei sepolcri latini allineati sulla via Appia:
Da vivo fu prodigo e generoso da morto si riprese tutto con gli interessi, si pagò con i nostri debiti eterna memoria

A Palermo si fa in fretta a indebitarsi per un funerale full-luxury:

Servizio di tanatocosmesi
Carrozza barocca in faggio laccato di nero con tiro a sei di cavalli lipsiani
Cofano funebre in massello di quercia con passamanerie in bronzo cesellato e decorazioni aerografate a richiesta
Moccoli in cera da un metro e settanta
Cuscino e corone funebri di calle, gigli, gladioli, gerbere e crisantemi
Santa messa da requiem con inni cantati
Manifesti funebri e partecipazioni realizzati da un mastro linotipista
Banda funebre di accompagnamento con repertorio di Albinoni, Gounod e Grieg
Marmi e graniti per la lapidaria
Statuaria funebre e messa a dimora di un salice dalla Corea
Diamantificazione delle ceneri del defunto

Anche a Catania le onoranze funebri sono un business assai serio. Nelle vie che si riversano in Via Garibaldi si concentrano surrealmente 7 agenzie:
Maria Ragonese, Franco Ragonese, Giovanni e Carmelo La Torre, D’Emanuele, De Simone, Politano e San Marco. Convivono fianco a fianco da più di cinquanta anni.

Ma da pochi decenni non è più possibile richiedere servizi arcaici: il pianto a pagamento di donne addolorate: le prefiche, le reputartici, le chiagnimurti.
Chianciti, patri! Ripitati figghi! Vistitivi di nìuri gramagghiazzi. Fineru, ohimé, li gioj e li sgattigghi. E fineru li spranzi e li sullazzi.”

Una volta che il lutto entra in una casa è difficile farlo uscire. Alla porta appaiono i larari e i butsudan per gli antenati, gli specchi vengono alluttati, la facciata di casa nzigata. Il giorno dei morti i defunti fanno apparire regali e dolcetti per i bimbi. L’unico modo, almeno ad Augusta, di farli uscire di casa è a secchiate, la vigilia di Ferragosto, per raffrescare le anime, urlando “paraisu affriscu”, refrìgerati paradiso.

Tra i maestosi cimiteri siciliani, metropoli in cui ogni stile è ammesso, dallo ziggurat assirobabilonese al condominio brutalista, spicca per forma urbis quello di Enna, un cimitero grande quanto un paese, a sviluppo verticale, su una collina assolata, un angolo di Sicilia in cui si campa meglio da morti.
Qui il defunto gode di fiori e canti, qui sono stati portati in spalla, in carrozza, in Porsche. Diceva ancora un trapassato latino della via Appia: “Non mi accadrà più di garantire un pagamento rateale, usufruisco per sempre di un alloggio gratuito; tanto più avidamente bevo nel mio sepolcro dato che qui dovrò dormire, restare per sempre“.

Anche qua però può arrivare l’estremo oltraggio, l’esumazione forzata, lo sfratto.
Fu quindi lungimirante il desiderio di imbalsamazione dell’aristocrazia siciliana, imbellettata per sempre nelle cripte di Savoca, Piraino, Santa Lucia del Mela, Novara di Sicilia e Militello.
Hanno fatto più mummie i cappuccini di Palermo in trecento anni che gli Egizi in tremila.