Cir
co
Tor
res

Anaconde albine, coccodrilli del Nilo, tartarughe-alligatore, ragni assassini, piranha, squali vivi. Quante volte, nell’intera esistenza di un abitante di Roccapalumba, Palermo, si è avverata la possibilità di vedere dal vivo il terribile spettacolo di animali così esotici, provenienti dai quattro angoli del pianeta?

E ancora: chi altri può mostrare il globo della morte, l’uomo elettrico, l’uomo cannone, l’uomo forzuto, la donna laser?

Solo il Circo può raggiungere i luoghi dove dove i teatri non sono mai arrivati e i cinema non torneranno mai più. Le loro rotte stradali si intricano in una ragnatela di piazze d’armi e pianure incolori, orli di periferie siciliane:
Licata – via Salso, Caronia Marina – lungomare Nunziatella, Pachino – zona stadio, Palagonia – contrada Pallio, Scordia – parcheggio Million caffè, Saline Joniche – via Ferrovia, Calaltafimi – parcheggio Cannulicchio.

Faustamente anticipati da fiammeggianti manifesti di grandi dimensioni, affissi, secondo una cabala, all’ingresso dei paesi, sono arrivati i tendoni del Circo Acquatico Torres.

Il Circo è piccolo e per questo acquatico, non potendosi permettere vitto per tigri ed elefanti, ma la famiglia Torregrossa è antica al pari dei Togni e degli Orfei.

Poche genealogie sono state studiate al pari di quella dell’aristocrazia sassone, formalizzata dall’Almanacco di Gotha del 1763, ma anche le endogamiche famiglie circensi hanno la propria, che si spinge agli albori dell’Ottocento. Sappiamo quindi che è proprio nei primi decenni di quel secolo che il capostipite, Pietro Torregrossa, ha fondato il Circo Torres.

L’attuale patriarca, Pietro Torregrossa IV, può vantare due secoli di intrattenimento per i paesi di Sicilia. Il loro repertorio, figlio dell’ingegno e della miseria, è un fossile dello spettacolo nei cui strati sono rimaste imprigionate memorie di kerkmesse medievali e invenzioni rinascimentali.
Prendiamo lo spettacolo Metamorfosi, ad esempio, forse più adatto al baraccone di un sideshow americano che a un circo europeo: “Tremate, osservando questa graziosa fanciulla diventare la scimmia Gabora di fronte a vostri occhi! Donne in stato interessante, malati di cuore, emotivi: entrate a vostro rischio!“.

È una proiezione semitrasparente realizzata attraverso un vetro a 45°, un’invenzione del 500 attribuita a Giambattista della Porta.
Oggi, dopo cinque secoli, è un numero che ha un po’ stancato, nonostante sia rimasto nel repertorio del Circo Torres fino agli anni 80.

Nei manifesti, piuttosto, come è sempre successo dall’inizio della convivenza con il cinema, appaiono facili promesse che si approfittano spavaldamente di qualsiasi franchise per potente esso sia: Disney, Lucas, Marvel.
Una volta si trattava di Tarzan e King Kong; oggi di Spiderman, Elsa e dei Trasformers.

Molte le possibili domande:

– chi disegna le illustrazioni dei manifesti?
– chi le stampa?
– esiste ancora l’attrezzatura per il numero della Metamorfosi?

Circo Torres  MDN

Anaconde albine, coccodrilli del Nilo, tartarughe-alligatore, ragni assassini, piranha, squali vivi. Quante volte, nell’intera esistenza di un abitante di Roccapalumba, Palermo, si è avverata la possibilità di vedere dal vivo il terribile spettacolo di animali così esotici, provenienti dai quattro angoli del pianeta?

E ancora: chi altri può mostrare il globo della morte, l’uomo elettrico, l’uomo cannone, l’uomo forzuto, la donna laser?

Solo il Circo può raggiungere i luoghi dove dove i teatri non sono mai arrivati e i cinema non torneranno mai più. Le loro rotte stradali si intricano in una ragnatela di piazze d’armi e pianure incolori, orli di periferie siciliane:
Licata – via Salso, Caronia Marina – lungomare Nunziatella, Pachino – zona stadio, Palagonia – contrada Pallio, Scordia – parcheggio Million caffè, Saline Joniche – via Ferrovia, Calaltafimi – parcheggio Cannulicchio.

Faustamente anticipati da fiammeggianti manifesti di grandi dimensioni, affissi, secondo una cabala, all’ingresso dei paesi, sono arrivati i tendoni del Circo Acquatico Torres.

Il Circo è piccolo e per questo acquatico, non potendosi permettere vitto per tigri ed elefanti, ma la famiglia Torregrossa è antica al pari dei Togni e degli Orfei.

Poche genealogie sono state studiate al pari di quella dell’aristocrazia sassone, formalizzata dall’Almanacco di Gotha del 1763, ma anche le endogamiche famiglie circensi hanno la propria, che si spinge agli albori dell’Ottocento. Sappiamo quindi che è proprio nei primi decenni di quel secolo che il capostipite, Pietro Torregrossa, ha fondato il Circo Torres.

L’attuale patriarca, Pietro Torregrossa IV, può vantare due secoli di intrattenimento per i paesi di Sicilia. Il loro repertorio, figlio dell’ingegno e della miseria, è un fossile dello spettacolo nei cui strati sono rimaste imprigionate memorie di kerkmesse medievali e invenzioni rinascimentali.
Prendiamo lo spettacolo Metamorfosi, ad esempio, forse più adatto al baraccone di un sideshow americano che a un circo europeo: “Tremate, osservando questa graziosa fanciulla diventare la scimmia Gabora di fronte a vostri occhi! Donne in stato interessante, malati di cuore, emotivi: entrate a vostro rischio!“.

È una proiezione semitrasparente realizzata attraverso un vetro a 45°, un’invenzione del 500 attribuita a Giambattista della Porta.
Oggi, dopo cinque secoli, è un numero che ha un po’ stancato, nonostante sia rimasto nel repertorio del Circo Torres fino agli anni 80.

Nei manifesti, piuttosto, come è sempre successo dall’inizio della convivenza con il cinema, appaiono facili promesse che si approfittano spavaldamente di qualsiasi franchise per potente esso sia: Disney, Lucas, Marvel.
Una volta si trattava di Tarzan e King Kong; oggi di Spiderman, Elsa e dei Trasformers.

Molte le possibili domande:

– chi disegna le illustrazioni dei manifesti?
– chi le stampa?
– esiste ancora l’attrezzatura per il numero della Metamorfosi?