Mura
tori
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sti
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Morire per andare a pregare per l’ultima volta, all’ora del vespro, travolti da un tram, vestiti di stracci, buttati in un ospizio per senza tetto, dopo tre giorni di agonia. Questa certamente è la morte di un anacoreta, ossessionato costruttore di una chiesa, chimerico castello di sabbia, infinita orazione sacra, la Sagrada Familia.
Non si può dire che Antoni Gaudì fosse un muratore mistico, oppure sì, si può dire di un’ossessione religiosa, espiativa, che diventa costruzione e in questo ecco il canone dell’art brut. A un certo punto, come accade al Richard Dreyfuss protagonista di Incontri ravvicinati del terzo tipo, urgentissimo nasce il desiderio di costruire, fosse anche a mani nude, l’immagine dell’altare, poiché, come dice Quello:
Se tu mi fai un altare di pietra, non lo costruirai con pietra tagliata, perché alzando la tua lama su di essa, tu la renderesti profana.
Ci vuole purezza per costruire un altare e altari e cappelle sono un genere molto frequentato da muratori di una certa età. Dopo anni di calli e lavoro a cottimo iniziano ad accumulare quel che luccica, come gazze ladre, e lo impastano alla fatica più pura e distillata, forse sperando che la Vergine stessa scenda dalla nicchia ad asciugare il sudore, come accadde al Bernabé di Anatole France.
Ce ne sono anche in Sicilia.
Isravele, celebratissimo da molti video su Youtube, ha adornato con vetri colorati e tappi di gazzosa le pareti che ha interamente mosaicato di un faro militare sul monte Gallo.
Giovanni Cammarata costruì fino alla morte il suo merzbau devozionale alla periferia di Messina. L’opera venne depredata immediatamente dopo la sua morte nel 2002 ma un libro della Taschen ne conserva scatti preziosi.
Patrizio Decembrini ha costruito la sua cappella, il suo château de sable di preghiera a Sant’Angelo di Brolo, nei Nebrodi. La curia ha deciso di inserire la sua costruzione nel percorso votivo della Madonna del Giardino.
Muratori mistici 
Morire per andare a pregare per l’ultima volta, all’ora del vespro, travolti da un tram, vestiti di stracci, buttati in un ospizio per senza tetto, dopo tre giorni di agonia. Questa certamente è la morte di un anacoreta, ossessionato costruttore di una chiesa, chimerico castello di sabbia, infinita orazione sacra, la Sagrada Familia.
Non si può dire che Antoni Gaudì fosse un muratore mistico, oppure sì, si può dire di un’ossessione religiosa, espiativa, che diventa costruzione e in questo ecco il canone dell’art brut. A un certo punto, come accade al Richard Dreyfuss protagonista di Incontri ravvicinati del terzo tipo, urgentissimo nasce il desiderio di costruire, fosse anche a mani nude, l’immagine dell’altare, poiché, come dice Quello:
Se tu mi fai un altare di pietra, non lo costruirai con pietra tagliata, perché alzando la tua lama su di essa, tu la renderesti profana.
Ci vuole purezza per costruire un altare e altari e cappelle sono un genere molto frequentato da muratori di una certa età. Dopo anni di calli e lavoro a cottimo iniziano ad accumulare quel che luccica, come gazze ladre, e lo impastano alla fatica più pura e distillata, forse sperando che la Vergine stessa scenda dalla nicchia ad asciugare il sudore, come accadde al Bernabé di Anatole France.
Ce ne sono anche in Sicilia.
Isravele, celebratissimo da molti video su Youtube, ha adornato con vetri colorati e tappi di gazzosa le pareti che ha interamente mosaicato di un faro militare sul monte Gallo.
Giovanni Cammarata costruì fino alla morte il suo merzbau devozionale alla periferia di Messina. L’opera venne depredata immediatamente dopo la sua morte nel 2002 ma un libro della Taschen ne conserva scatti preziosi.
Patrizio Decembrini ha costruito la sua cappella, il suo château de sable di preghiera a Sant’Angelo di Brolo, nei Nebrodi. La curia ha deciso di inserire la sua costruzione nel percorso votivo della Madonna del Giardino.