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glo
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Per secoli omerico ovile e infine nel 1955, night club, la grotta di Polifemo di Milazzo venne chiusa a partire dal 1975. Ora è solo una prova di coraggio per gli adolescenti messinesi che si dedicano all’urban caving.
Del ventennio di attività rimangono foto suggestive: la pista da ballo circolare, i tavolini variopinti in colori primari, diverse versioni dei murales che decoravano il cocktail bar, dipinte da Totonno Giuffré, arista locale.
In alcune cartoline sono stati fotografati anche gli strumenti dei musicisti, appoggiati sul podio della band. Non ci sono dubbi, nella Grotta di Polifemo, nella sicilia degli anni 50 si suonava il jazz.
Al netto degli inevitabili ricevimenti di matrimonio si può dire che la Grotta di Polifemo avesse l’aspetto una cave esistenzialista.
In un’epoca in cui i locali francesi fingevano di essere una caverna, a Milazzo le stalattiti non erano di cartapesta.
A partire dalla fine degli anni 40, e forse ancora prima con il Grand Guignol, i parigini decidono di scendere nel sottosuolo, underground, e attribuiscono all’archetipo della caverna una qualità esistenzale, trés chic.
La rive gauche si ritrova al Tabou, al Club Saint Germain, alla Rose Rouge. Qui convengono Jacques Prevert, Juliette Greco, Jean Genet, Marcel Marceau. Qui, come a Milazzo, la jeunesse dorée ascoltava il Jazz. Questo è il mondo eccentrico e talvolta macabro che gli italiani imparano a conoscere sin dai tempi di “Totò, imperatore di Capri”, 1949.
Il desiderio di separazione e di romitaggio rupestre o boschivo aveva già affascinato nel secolo precedente la gioventù idealista statunitense, desiderosa di isolarsi into the wild: Walt Withman, Ralph Waldo Emerson, Henry Thoureau.
Molti secoli prima, aveva affascinato anche i dottori della Chiesa: il castissimo San Girolamo scrive affascinato dei monaci Paolo, Malco e Ilarione.
Sant’Ilarione decide ad esempio di venire a morire in Sicilia vivendo i suoi ultimi trent’anni in una grotta a Cava d’Ispica, è il 360 dopo Cristo.
Ma oltre a Ispica abbiamo una lista innumerevole di grotte siciliane: Licodia Eubea, Noto, Gurfa, Pantalica. Qui sappiamo che primi siciliani vi vissero più di 8000 anni fa e che alcuni di loro vogliono viverci ancora oggi.

Abbiamo un intero canale Youtube dedicato al romitaggio rupestre di Salvatore Petronilla, frate frescone che ci illustra gli agi della sua grotta. Oggi, svestito il saio e dopo un passaggio dal barbiere racconta maliardo dei suoi anni nella spelonca, presentando un libro di memorie.

C’è Gisbert Lippelt, ex ufficiale di crociera, che ha trovato a Filicudi l’occasione di arredare con gusto impeccabile una caverna vista mare di 200 m2

Coercheremo di conoscere Carmelo Dimartino, detto Menu, detto Maciste, ex culturista e gran vizir del riporto che ha coronato il suo sogno di costruirsi una palestra e un gabinetto di massaggi chiamato parco Forza, nelle grotte di Ispica.

Nella zona di Pantalica tenteremo di avvicinare l’omonimo eremita, autore grafomane di messaggi cosmologici e minatori con i quali ha circondato la grotta in cui vive. Anche lui ha sversato scritti e collages sul suo canale youtube personale da cui minaccia con rancore il mondo che ha lasciato alle spalle.

Infine, come una troupe di criptozoologi a caccia del bigfoot, cercheremo le prove dell’esistenza del cavernicolo punkabbestia di Misterbianco, Catania. Dopo la virale sovrappolazione di quindici anni fa pare che si sia isolato, scacciato dallo sdegno della laboriosa civiltà occidentale, vero Diogene contemporaneo, scegliendo di vivere in una grotta con vista sulla tangenziale. Cercheremo le orme dei suoi anfibi e fieri resti delle scatolette di cibo per cani. Amara è la considerazione che i graffiti delle massime ciniche che ha vergato sulle pareti della sua grotta probabilmente ci sopravvivranno.

Nuovi trogloditi  MDN

Per secoli omerico ovile e infine nel 1955, night club, la grotta di Polifemo di Milazzo venne chiusa a partire dal 1975. Ora è solo una prova di coraggio per gli adolescenti messinesi che si dedicano all’urban caving.
Del ventennio di attività rimangono foto suggestive: la pista da ballo circolare, i tavolini variopinti in colori primari, diverse versioni dei murales che decoravano il cocktail bar, dipinte da Totonno Giuffré, arista locale.
In alcune cartoline sono stati fotografati anche gli strumenti dei musicisti, appoggiati sul podio della band. Non ci sono dubbi, nella Grotta di Polifemo, nella sicilia degli anni 50 si suonava il jazz.
Al netto degli inevitabili ricevimenti di matrimonio si può dire che la Grotta di Polifemo avesse l’aspetto una cave esistenzialista.
In un’epoca in cui i locali francesi fingevano di essere una caverna, a Milazzo le stalattiti non erano di cartapesta.
A partire dalla fine degli anni 40, e forse ancora prima con il Grand Guignol, i parigini decidono di scendere nel sottosuolo, underground, e attribuiscono all’archetipo della caverna una qualità esistenzale, trés chic.
La rive gauche si ritrova al Tabou, al Club Saint Germain, alla Rose Rouge. Qui convengono Jacques Prevert, Juliette Greco, Jean Genet, Marcel Marceau. Qui, come a Milazzo, la jeunesse dorée ascoltava il Jazz. Questo è il mondo eccentrico e talvolta macabro che gli italiani imparano a conoscere sin dai tempi di “Totò, imperatore di Capri”, 1949.
Il desiderio di separazione e di romitaggio rupestre o boschivo aveva già affascinato nel secolo precedente la gioventù idealista statunitense, desiderosa di isolarsi into the wild: Walt Withman, Ralph Waldo Emerson, Henry Thoureau.
Molti secoli prima, aveva affascinato anche i dottori della Chiesa: il castissimo San Girolamo scrive affascinato dei monaci Paolo, Malco e Ilarione.
Sant’Ilarione decide ad esempio di venire a morire in Sicilia vivendo i suoi ultimi trent’anni in una grotta a Cava d’Ispica, è il 360 dopo Cristo.
Ma oltre a Ispica abbiamo una lista innumerevole di grotte siciliane: Licodia Eubea, Noto, Gurfa, Pantalica. Qui sappiamo che primi siciliani vi vissero più di 8000 anni fa e che alcuni di loro vogliono viverci ancora oggi.

Abbiamo un intero canale Youtube dedicato al romitaggio rupestre di Salvatore Petronilla, frate frescone che ci illustra gli agi della sua grotta. Oggi, svestito il saio e dopo un passaggio dal barbiere racconta maliardo dei suoi anni nella spelonca, presentando un libro di memorie.

C’è Gisbert Lippelt, ex ufficiale di crociera, che ha trovato a Filicudi l’occasione di arredare con gusto impeccabile una caverna vista mare di 200 m2

Coercheremo di conoscere Carmelo Dimartino, detto Menu, detto Maciste, ex culturista e gran vizir del riporto che ha coronato il suo sogno di costruirsi una palestra e un gabinetto di massaggi chiamato parco Forza, nelle grotte di Ispica.

Nella zona di Pantalica tenteremo di avvicinare l’omonimo eremita, autore grafomane di messaggi cosmologici e minatori con i quali ha circondato la grotta in cui vive. Anche lui ha sversato scritti e collages sul suo canale youtube personale da cui minaccia con rancore il mondo che ha lasciato alle spalle.

Infine, come una troupe di criptozoologi a caccia del bigfoot, cercheremo le prove dell’esistenza del cavernicolo punkabbestia di Misterbianco, Catania. Dopo la virale sovrappolazione di quindici anni fa pare che si sia isolato, scacciato dallo sdegno della laboriosa civiltà occidentale, vero Diogene contemporaneo, scegliendo di vivere in una grotta con vista sulla tangenziale. Cercheremo le orme dei suoi anfibi e fieri resti delle scatolette di cibo per cani. Amara è la considerazione che i graffiti delle massime ciniche che ha vergato sulle pareti della sua grotta probabilmente ci sopravvivranno.