Vogue
Si
ci
lia
“La distinzione moda/stile riguarda rispettivamente le modalità mutevoli e fisse di ornamento.
Inoltre, la moda riflette ed esprime situazioni fluide di mobilità sociale, mentre gli stili riflettono ed esprimono ambienti sociali fissi, immutabili e rigidi.
L’identificazione e la partecipazione attiva ad un gruppo sociale coinvolge sempre il corpo umano, il suo ornamento e il suo abbigliamento. Essere un Beatnik o un Hell’s Angel implica sembrare un Beatnik o un Hell’s Angel.
Inoltre, lo stile particolare che ogni gruppo adotta come ‘nostro costume’ non è arbitrario e non è intercambiabile con lo stile di altri gruppi.”
Difficile contestare la chiarezza schematica di queste parole di Ted Polhemus.
In questa occasione non verranno usate per distinguere Hell’s Angels o Skinheads.
Verranno verificate applicandole a una subcultura poco studiata: le Signoruzze (donne di casa) sicule.
E’ assiomatico che ci si trovi di fronte ad uno stile: costante, omogeneo, identificativo di un gruppo sociale e di uno status specifico all’interno di quel gruppo.
La Signoruzza esprime due outfit a seconda del contesto specifico:
– Lady’s suit/Tailleur: nero, blu presidenziale, scarpe basse e chiuse, collant 80 denari beige, borsa in pelle; usato in situazioni formali quali messe, cerimonie religiose, operazioni all’ufficio postale, acquisti in farmacia, visite mediche.
– Veste da casa in calico print, ciabatte a tallone scoperto con solette anatomiche, sporta per le compere: usato per le spese alimentari, il mercato settimanale, le visite in merceria, raduni con proprie pari in un circolo serale di sedie di fronte all’uscio di casa.
Le vesti da casa sono sicuramente l’aspetto più distintivo dell’identità della Signoruzza. Tutt’oggi, in un’era di ubiquità della merce è difficile trovarne una definizione univoca (veste, vestina, grembiule, vestaglietta da casa) e un vero mercato online.
La linea di distribuzione di questa merce rimane saldamente il mercato settimanale, quello delle bancarelle.
Il colore della veste indica uno status specifico di disponibilità: pastello per le maritate, nero o blu scuro per le vedove.
È con questo costume che la Signoruzza si dedica alla frequentazione delle sue pari: a fine giornata il dopocena promette una sessione di conversazioni sull’uscio di una caposedia; è una forma di frequentazione massonica in cui si accede per diritto di sangue o grazie alla presentazione di membri anziani.
In una società in cui le Signoruzze vengono giudicate innanzitutto per come esprimono il decoro ci si chiede cosa venga ancora concesso alla seduzione o alla fantasia romantica. La vanità è confinata al “farsi i capelli e le unghie”, attività domestica delegata a consorelle certificate.
I pochi dettagli di stile sono lo strettissimo margine in cui esprimere una residua individualità: i temi delle piccole stampe, le fasciature delle ciabatte anatomiche, i colori dello smalto. Questo indagheremo.
Vogue Sicilia 
“La distinzione moda/stile riguarda rispettivamente le modalità mutevoli e fisse di ornamento.
Inoltre, la moda riflette ed esprime situazioni fluide di mobilità sociale, mentre gli stili riflettono ed esprimono ambienti sociali fissi, immutabili e rigidi.
L’identificazione e la partecipazione attiva ad un gruppo sociale coinvolge sempre il corpo umano, il suo ornamento e il suo abbigliamento. Essere un Beatnik o un Hell’s Angel implica sembrare un Beatnik o un Hell’s Angel.
Inoltre, lo stile particolare che ogni gruppo adotta come ‘nostro costume’ non è arbitrario e non è intercambiabile con lo stile di altri gruppi.”
Difficile contestare la chiarezza schematica di queste parole di Ted Polhemus.
In questa occasione non verranno usate per distinguere Hell’s Angels o Skinheads.
Verranno verificate applicandole a una subcultura poco studiata: le Signoruzze (donne di casa) sicule.
E’ assiomatico che ci si trovi di fronte ad uno stile: costante, omogeneo, identificativo di un gruppo sociale e di uno status specifico all’interno di quel gruppo.
La Signoruzza esprime due outfit a seconda del contesto specifico:
– Lady’s suit/Tailleur: nero, blu presidenziale, scarpe basse e chiuse, collant 80 denari beige, borsa in pelle; usato in situazioni formali quali messe, cerimonie religiose, operazioni all’ufficio postale, acquisti in farmacia, visite mediche.
– Veste da casa in calico print, ciabatte a tallone scoperto con solette anatomiche, sporta per le compere: usato per le spese alimentari, il mercato settimanale, le visite in merceria, raduni con proprie pari in un circolo serale di sedie di fronte all’uscio di casa.
Le vesti da casa sono sicuramente l’aspetto più distintivo dell’identità della Signoruzza. Tutt’oggi, in un’era di ubiquità della merce è difficile trovarne una definizione univoca (veste, vestina, grembiule, vestaglietta da casa) e un vero mercato online.
La linea di distribuzione di questa merce rimane saldamente il mercato settimanale, quello delle bancarelle.
Il colore della veste indica uno status specifico di disponibilità: pastello per le maritate, nero o blu scuro per le vedove.
È con questo costume che la Signoruzza si dedica alla frequentazione delle sue pari: a fine giornata il dopocena promette una sessione di conversazioni sull’uscio di una caposedia; è una forma di frequentazione massonica in cui si accede per diritto di sangue o grazie alla presentazione di membri anziani.
In una società in cui le Signoruzze vengono giudicate innanzitutto per come esprimono il decoro ci si chiede cosa venga ancora concesso alla seduzione o alla fantasia romantica. La vanità è confinata al “farsi i capelli e le unghie”, attività domestica delegata a consorelle certificate.
I pochi dettagli di stile sono lo strettissimo margine in cui esprimere una residua individualità: i temi delle piccole stampe, le fasciature delle ciabatte anatomiche, i colori dello smalto. Questo indagheremo.